Narciso: storia di una solitudine

Non sono narcisista né egocentrico; se fossi vissuto nell’antica Grecia non sarei stato Narciso.
E chi saresti stato?  
Giove.  (Woody Allen)

Narciso è un personaggio della mitologia greca, nelle Metamorfosi, Ovidio lo descrive come un cacciatore, famoso per la sua bellezza, tanto che chi lo vedeva si innamorava di lui, ma Narciso li respingeva tutti. Nel mito appare crudele, poiché disdegna ogni persona che lo ama. Nemesi decise di punirlo, portandolo ad innamorarsi della sua stessa immagine, riflessa in uno specchio d’acqua. Il ragazzo, mentre era nel bosco, si imbatté in una pozza profonda e si accucciò su di essa per bere. Per la prima volta in vita sua, vide la sua immagine riflessa, innamorandosi del ragazzo che stava fissando, senza rendersi conto che si stava guardando. Solo dopo un po’ si accorse che l’immagine riflessa apparteneva a lui e, realizzando che non avrebbe mai potuto ottenere quell’amore, si lasciò morire struggendosi inutilmente, trasformandosi in un fiore a cui fu dato il nome di narciso. Nel mito viene raccontato che Narciso, quando attraversò lo Stige, il fiume dei morti, per entrare nell’Oltretomba, si affacciò sulle acque limacciose del fiume, sperando di poter ammirare ancora una volta il suo riflesso.

Il narcisista possiede attualmente una certa notorietà ispirata dalle problematiche che nascono dall’avere a che fare con una persona che mostra segni di arroganza ed egoismo ma anche dal consenso che ottiene nella nostra cultura, è infatti uno dei protagonisti dei social network, delle guide di comunicazione o di auto aiuto. Il narcisismo nelle sue varie declinazioni è entrato nelle conversazioni più comuni, è un tema di moda nel vocabolario di tutti i giorni. L’essere egocentrici, vanitosi, spietati, arroganti, megalomani, in molti contesti come quello mediatico ma anche aziendale, non dispiace, anzi, è nelle relazioni personali che nascono i problemi, sia un collega di lavoro che un partner.

C’è però un po’ di confusione sul concetto di narcisista. Perché il disturbo di personalità, affezione psicopatologica, è qualcosa di completamente diverso dall’avere tratti narcisistici o dall’essere egoista.

Il narcisismo può essere pensato come un continuum al cui estremo si trovano autoesaltazione e autoaffermazione, arroganza, tendenza allo sfruttamento interpersonale e dall’altro insicurezze paralizzanti e bassa autostima. È disfunzionale ma anche adattivo, una certa dose infatti è necessaria per amare se stessi e gli altri. Ciascuno di noi ha bisogno di sentirsi riconosciuto e amato come persona nella sua unicità, ciò che può variare (in termini quantitativi oltre che qualitativi) è il valore che attribuiamo allo “sguardo” del mondo esterno. In linea di massima possiamo affermare che il narcisismo sano è dato dalla capacità matura ed evoluta di un individuo, di mantenere un sufficiente “equilibrio oscillante” tra investimenti libidici e affettivi che riguardano il proprio Io (amore per se stessi) e gli altri (amore oggettuale).

Epidemiologia : in quanti ne soffrono

Le stime della prevalenza di tale disturbo, variano dal 2% al 16% nella popolazione clinica e risultano meno dell’1% nella popolazione generale. Il disturbo colpisce maggiormente individui di sesso maschile con una percentuale compresa tra il 50% e il 75%. sebbene il numero di individui che mostra significativi tratti narcisistici sembri essere un’ampia percentuale della popolazione generale. E’ una condizione mentale inoltre che risulta in aumento. Una particolarità del disturbo è che sembra diffuso quasi esclusivamente nei paesi capitalistici e in via di sviluppo occidentali.

Il disturbo narcisistico di personalità ha il suo esordio entro la prima età adulta. I tratti narcisistici possono essere piuttosto comuni negli adolescenti e, tuttavia, non indicare necessariamente che in età adulta l’individuo andrà incontro ad un disturbo narcisistico di personalità.

Personalità

Per comprendere cosa sia un disturbo di personalità è necessario chiarire che cosa si intende per personalità in psicologia e in psicopatologia.

Nel DSM-IV viene definita come: “Una modalità duratura di percepire, rapportarsi o pensare a se stessi o all’ambiente”. Ovvero un insieme caratteristico di pensieri, sentimenti e comportamenti che mediano e direzionano pensieri e modi di porsi “tipici” del soggetto, e che possono essere adattivi e/o disadattivi. Essa è il risultato dell’interazione tra elementi che riguardano: corredo genetico-biologico, ambiente, esperienze individuali della propria “storia di vita”. La personalità è l’insieme di caratteristiche o tratti stabili che definiscono il modo in cui l’individuo interagisce e percepisce il mondo. La personalità si struttura nel tempo e può modificarsi lentamente nel tentativo di trovare un adattamento tra le esigenze esterne e le spinte innate. Si strutturano in schemi di pensiero, percezione e comportamento relativamente stabili nel tempo e in diverse situazioni. Una personalità sana presenta le seguenti caratteristiche: elasticità nei comportamenti, tolleranza alle frustrazioni, accettazioni dell’altro, empatia e capacità d’adattamento.

Eysenck afferma che: La personalità è la più o meno stabile e durevole organizzazione del carattere, del temperamento, dell’intelletto e del fisico di una persona: organizzazione che determina il suo adattamento totale all’ambiente.” (Eysenck, 1916-1997)

Da ciò ne consegue che i Disturbi della Personalità (DP) si instaurano quando uno specifico tratto di base assume caratteristiche abnormi, estreme, quando si presenta in modo eccessivo o rigido, statico, in questo modo diverrebbe disadattivo.

Disturbo narcisitico di personalità

L’odio per se stessi e l’amore per se stessi sono egualmente egocentrici.
(Mason Cooley)

Le persone che soffrono del disturbo narcisistico pensano di essere speciali ed uniche. Richiedono un’eccessiva ammirazione da parte dell’ambiente e ritengono di meritare riconoscimenti come lodi ed approvazione per le qualità superiori che sentono di avere. Se questo non succede tendono a rimuginare per la mancanza dell’altro. Un tratto caratteristico del disturbo narcisistico di personalità è quella tendenza alla difesa di fronte alla critica che la persona percepisce una ferita al proprio valore. La persona adotta così atteggiamenti, arroganti, egoisti, superbi, di disprezzo per gli altri che ritiene la causa dei suoi problemi non prendendosi quasi mai la responsabilità delle proprie azioni (rabbia, tipo overt ovvero “scoperti”, evidenti, plateali) o sentendosi inferiore, vulnerabile alle critiche e spaventato dal confronto (vergogna, tipo covert cioè “coperto”, nascosto, sommerso). Spesso le due facce coesistono, ma molti narcisisti possono mostrare più spiccatamente una delle due dimensioni. Un altro aspetto caratteristico, come accennato sopra, sono le idee di grandiosità, il costante bisogno di ammirazione. Le persone che soffrono di disturbo narcisistico infatti poichè si considerano individui speciali e superiori ritengono di poter frequentare e di essere capiti soltanto da persone speciali, prestigiose o di elevata condizione sociale o intellettuale, a partire dalla considerazione che le loro necessità siano al di fuori della comprensione e della competenza delle persone ordinarie. Infatti visto il valore personale che ritengono di possedere, credono che tutto sia loro dovuto e che debbano ottenere trattamenti di favore, nonché la soddisfazione immediata delle loro priorità, aspettandosi che gli altri vi si sottomettano; quando questo non si verifica, diventano furiosi e sprezzanti. Sono spesso assorti in fantasie di illimitato successo, potere, fascino, bellezza o amore ideale, invidiosi degli altri o convinti che gli altri siano invidiosi di loro. Generalmente tendono ad invidiare agli altri successi e proprietà, ritenendo di meritare più di loro i risultati che hanno raggiunti o i privilegi di cui godono; in questo senso, tendono a svalutare il contributo degli altri ogniqualvolta questi ultimi ottengono riconoscimenti o apprezzamento per il loro operato.

A questo punto vorrei fare una piccola digressione sui due tipi di narcisismo di cui ho accennato prima: overt e covert. I narcisisti overt tendono a considerarsi migliori degli altri, a mettersi su un piedistallo, a considerare esclusivamente il proprio punto di vista e il proprio benessere senza curarsi di quello altrui, ad esagerare le proprie capacità e successi, a mettere in mostra i risultati ottenuti (es. in ambito scolastico, lavorativo, accademico, sportivo ecc…), si associano a questi: grandiosità, ambizione competitiva, esibizionismo, appaiono spesso presuntuosi e arroganti, quasi eccessivamente sicuri. Esporre il proprio successo come “chiave” principale di relazione con l’altro significa che sono individui legati al pensiero e alla valutazione altrui, poiché necessitano di sentirsi ammirati, confermati, ciò per loro significa essere considerati importanti e amati. Proprio per questi motivi l’altro viene spesso eccessivamente idealizzato o svalutato, a seconda che riconosca o meno il suo status di essere speciale, unico e “superiore”. Il narcisista covert, invece, è caratterizzato dalla prevalenza di fragilità, senso di vulnerabilità, evitamento e paura del confronto, ipersensibilità alle critiche. Spesso sono due aspetti correlati, alcuni narcisisti, infatti, possono mostrare più spiccatamente una di queste dimensioni a scapito dell’altra. Possono poi sviluppare specifici quadri sintomatologici associati, come: disturbi d’ansia, attacchi di panico, disturbi depressivi derivanti dalla eventuale emersione della rappresentazione più temuta di sé (sé che fallisce, che compie errori, che sbaglia), poiché sentita come altamente minacciante e potenzialmente disgregante per l’Io.

Infine, non ultima per importanza, altra caratteristica fondamentale associata a questo disturbo è la carenza della capacità empatica, ovvero della capacità di mettersi nei panni degli altri, “come se” ci si ponesse nella prospettiva altrui, e di riconoscere che anche loro sono persone dotate di bisogni, desideri, obiettivi, sentimenti, emozioni. I narcisisti invece hanno la convinzione che le proprie esigenze e necessità vengano prima di tutto e tutti, e che la loro prospettiva e il loro metro di valutazione sia il solo universalmente valido e giusto. Questo tratto può essere particolarmente distruttivo nei legami di coppia, infatti le loro relazioni sono spesso instabili e di breve durata. Tutto va bene sino a quando il partner che tanto hanno anelato e per il quale tanto hanno insistito per cominciare la relazione, rientra nelle loro aspettative idealizzanti, rispecchia perfettamente l’illusione che si sono creati di lui/lei. Successivamente, quando accade qualcosa che fa “saltare” questa immagine, lo stesso partner amoroso assume automaticamente e istantaneamente tutte le qualità negative opposte a quelle precedentemente idealizzate. (Di questo tratterò nel capitolo successivo)

Nella relazione: Narciso e Eco

Nel racconto narrato da Ovidio Eco, una ninfa dei monti, si innamorò di Narciso. Un giorno, mentre cacciava, sentì rimbalzare tra le gole della montagna una voce che si esprimeva in canti e risate. Era Eco, la più incantevole e spensierata ninfa della montagna che, al solo vederlo, s’innamorò perdutamente di lui. Ma Narciso era tanto fiero e superbo della propria bellezza, che gli pareva cosa di troppo poco conto occuparsi di una semplice ninfa. Un giorno, mentre era a caccia di cervi, Eco seguì il bel giovane tra i boschi desiderosa di rivolgergli la parola, ma Eco punita da Giunone1, era incapace di parlare per prima perché costretta a ripetere sempre le ultime parole di ciò che le veniva detto. Narciso, quando sentì dei passi, gridò: “Chi è là?”, Eco rispose: “Chi è là?” e così continuò, finché Eco non si mostrò e corse ad abbracciare il bel giovane. Narciso, però, allontanò immediatamente in malo modo la ninfa dicendole di lasciarlo solo. Eco da quel giorno seguì il giovinetto ovunque andasse, accontentandosi di guardarlo da lontano. L’amore e il dolore la consumarono. Eco, con il cuore infranto, si rinchiuse in una caverna profonda ai piedi della montagna, dove Narciso era solito andare a cacciare, gemendo per il suo amore non corrisposto, E lì con la sua bella voce armoniosa continuò a invocare per giorni e notti il suo amato. Inutilmente perché Narciso, che pur udiva l’angoscioso richiamo, non venne mai Della ninfa rimasero solo le ossa e la voce. Fu allora che intervennero gli dei per punire tanta ingratitudine e Nemesi decise di punire Narciso.

Il giovane innamorato della propria immagine riflessa, muore per l’incapacità di distaccarsene, interpreta un tipo di personalità incapace di saper stare in relazioni profonde. Il suo dramma è l’incapacità di provare empatia, e la sua incapacità di intimità. Narciso affascina, incontra, piace. È carismatico, eccezionale, fantasioso, accomodante, ma nelle relazioni sentimentali è pericoloso, ferisce e fa male. Seduce, mette su un piedistallo, ma solo perché ha bisogno di una superficie che lo rifletta. L’altro viene idealizzato fino a che soddisfa il bisogno di ammirazione e di gratificazione, per poi essere anche aspramente svalutato nel momento in cui non svolge più tale funzione. Diventa ad esempio: stupido, bugiardo, insensibile, inferiore, incapace ecc.

E’ facile essere ingannati, cadere nel suo incantesimo. Per poi rendersi conto di avere a che fare con una persona lontana dalla sua entusiasmante versione iniziale. Si rivela un partner che pensa che tutto gli sia dovuto, manca di sensibilità per i desideri e per le esigenze dell’altro, così le relazioni sfociano spesso nella tendenza allo sfruttamento ed alla manipolazione interpersonale. Narciso forma amicizie o relazioni sentimentali solo se ha la certezza che questo possa favorire la soddisfazione dei propri scopi (primo tra tutti rinforzare e potenziare la stima di sé ed il valore personale); si aspetta, inoltre, enorme disponibilità e dedizione da parte del partner, fino ad abusarne, senza alcun riguardo per le conseguenze.  Intensità, passione, sentimenti sono in poco tempo lavati via. Si resta soli nella relazione, il narciso è incapace di riconoscere i sentimenti ed i bisogni degli altri, e di identificarsi in essi. Quando l’esperienza dell’altro viene colta, generalmente è concepita in modo denigratorio, come segno di debolezza e di scarso valore personale.

Si mostrano emotivamente freddi e distaccati, nonché incuranti del dolore che generano nell’altro a causa delle loro osservazioni e considerazioni, il più delle volte espresse con toni altezzosi e sprezzanti. Il distacco si accentua quando sentono gli altri bisognosi o che si rivolgono a loro per chiedere aiuto. Perché si è accanto a qualcuno che sembra stare in una bolla, insensibile ai nostri sentimenti, dolori, emozioni. Ad eccezione della rabbia, nega qualunque disagio. Un partner che ci addossa la colpa per tutto, cerca di isolarci mettendoci contro gli altri, facendoci sentire impotenti e incapaci, comunque meno, che mette i suoi bisogni sempre per primi e richiede costantemente attenzione. Alti e bassi sono la sua specialità: eccitazione, litigi, silenzi, poi sesso travolgente, gelosia esagerata, ansia, rabbia, rotture e poi di nuovo coinvolgimento. Queste alternanze incatenano, si attende la fase positiva, minimizzando quella negativa, è difficile accettare di dare il nostro amore e impegno a qualcuno che non si interessa realmente di noi. Tendono ad essere diffidenti, manipolativi,  sono più infedeli nei rapporti sentimentali.

Eco

Ma c’è un’altra figura fondamentale nella storia di Narciso per comprendere le dinamiche che si vengono a instaurare con personalità di questo tipo. È quella di Eco, la ninfa che ha la sfortuna di innamorarsi di questo giovane egocentrico, costretta, per una maledizione della dea Giunone, a ripetere le ultime parole udite, priva di voce propria. Rappresenta il partner complementare, in senso psicologico, di Narciso.

Il tipo sacrificale che ha problemi a pronunciare ad alta voce le proprie intenzioni, idee, desideri, essere assertivo, teso piuttosto a prendersi cura, dedicarsi, rimirare la bellezza dell’altro. Riservato, non centrato su di sé. Che finisce per impantanarsi in relazioni dolorose. Si è predisposti ad interpretare la parte di Eco quando manca la consapevolezza delle nostre reali esigenze, storditi nei sentimenti, confusi sui nostri confini. Quando si è imparato, dalla nostra storia passata, che per sopravvivere in ogni forma di amore, si deve abbandonare se stessi, per sottomettersi ai bisogni dell’altro. Si preferisce vivere nella fantasia della passione con quella persona, anche se si hanno prove contrarie, pur di non perderla. Finendo per ripetere un modello di comportamento che attrae, accoglie e tollera anche abusi narcisistici del partner.

Nessuno dei due modelli ha la speranza di portare ad una relazione appagante, felice ma solo distruzione e sofferenza. Alla fine infatti Narciso e Eco muoiono soli, entrambi. Lei di dolore per essere stata rifiutata, lui nel tentativo inutile di congiungersi con la propria immagine. Ognuno vittima dei propri schemi, delle proprie convinzioni e rigidità.

Conclusioni

Anche Narciso soffre, non è immune al dolore. Le relazioni problematiche o la rottura di esse, i mancati riconoscimenti nell’ambito della sfera professionale, posso scatenargli depressioni, come anche un senso di insoddisfazione per la propria vita, da perdite o insuccessi che sminuiscono il senso di grandiosità, generando da una parte sconforto, sconfitta e fallimento, dall’altra vergogna ed umiliazione. Alla base della depressione narcisistica si evidenzia la percezione di una profonda discrepanza tra le aspettative idealizzate e la realtà; in questo senso, si evidenzia una focalizzazione del pensiero sugli ideali insoddisfatti e sulle aspettative grandiose deluse, nonché sui limiti dell’ambiente circostante nel sostenere e favorire la realizzazione di quanto atteso che porta all’esclusione di contatti sociali, al fine di non esporsi a giudizi negativi circa la propria condizione di sofferenza. L’ipersensibilità al giudizio, prevalentemente nella forma di un’elevata preoccupazione per presunti difetti nell’immagine e nelle prestazioni, può diventare manifesta nelle situazioni di ansia sociale, trovando la sua massima espressione nel momento in cui tali individui ricercano l’attenzione dell’ambiente e, nello stesso tempo, ne temono la disapprovazione. 

I soggetti con disturbo narcisistico di personalità non si rivolgono allo psicoterapeuta proclamando la loro grandiosità, unicità e superiorità. Quello che manifestano è, in realtà, un quadro più complesso, fatto di emozioni negative e, spesso, di disturbi sintomatici e problematiche comportamentali che sono fondamentalmente l’espressione del mancato soddisfacimento del loro desiderio primario di essere riconosciuti per il proprio valore speciale.  Tutto quello che può compromettere lo stato desiderato di grandiosità e auto-efficacia, come per esempio il mancato riconoscimento in ambito professionale, la rottura di una relazione, la perdita di una gara o l’insuccesso scolastico viene interpretato dai narcisisti indicativo del loro fallimento e della loro inefficacia, con temi di vergogna, tristezza, paura e rabbia. Si rivolgono spesso a uno specialista per quadri sintomatologici, come attacchi di panico o stati depressivi che scaturiscono dal fatto che la rappresentazione temuta di sé (sé difettoso, sé fallimentare) si sia affacciata alla loro coscienza e/o per l’abuso di alcol e di sostanze impiegate per ristabilire lo stato di grandiosità perso.

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1Giunone aveva punito Eco perchè l’aveva distratta con dei lunghi racconti mentre le altre ninfe, amanti di Giove, si nascondevano. La sua maledizione era il ripetere sempre le ultime parole di ciò che le veniva detto.