Il lavoro in studio: miniguida pratica per una seduta sicura (per clienti e terapeuti)

Il terremoto che la pandemia ha portato nelle nostre vite si ritrova anche nell’organizzazione delle sedute di psicoterapia, per chi si dedica all’attività privata questo cambiamento si realizza in diversi livelli, dalla gestione della sanificazione, all’allestimento degli spazi, al momento della parcella, ecc. Per il cliente significa rispettare delle norme di comportamento nella fruizione del servizio.

Il Decreto 11 marzo sull’emergenza e le successive modifiche ed integrazioni permettono lo svolgimento dell’attività sanitaria anche per lo psicologo che pratica la psicoterapia. Permettendo nel contempo spostamenti per motivi di lavoro e di salute. Le attività professionali rimangono dunque in essere ma devono essere adottate delle precauzioni al fine di evitare un aumento dei contagi.

La situazione virale in atto ha portato, quindi, delle modifiche nella gestione dei tempi e degli spazi nello studio professionale per poter lavorare in sicurezza sia per il terapeuta che per il paziente. In questo scritto vorrei definire alcuni punti indispensabili per paziente e terapeuta affinché questo si realizzi.

Igienizzazione

Lo studio deve essere sanificato dopo ogni paziente. Se prima il tempo tra un paziente e l’altro era dedicato alla compilazione della cartella, ora il professionista deve riuscire a ritagliare uno spazio per igienizzare le superfici. Ovvero è necessario l’uso di prodotti disinfettanti su tutti gli oggetti che il paziente utilizza o semplicemente tocca: maniglie, poltrone, tavoli, ecc.. Sanificare anche i servizi se questi vengono utilizzati dal cliente. Alcuni professionisti a questo proposito, chiedono ai propri clienti di non utilizzali se non in caso di estrema necessità.

Il momento più delicato si trova all’atto del pagamento, dove la vicinanza tra terapeuta e cliente si riduce. Vengono in soccorso le modalità telematiche per il pagamento delle parcelle, ad esempio il pagamento tramite carta di credito o debito contactless. Anche il raggruppare sedute in un’unica parcella con pagamento via bonifico bancario può essere funzionale a ridurre il contatto. Alcuni colleghi hanno fatto istallare degli schermi di plexsiglass nella zona dello studio adibita a pagamento. Per quanto da un punto di vista terapeutico questo può essere visto come una deviazione terapeutica, dal lato pratico è utile.

Un altro aspetto è l’areazione delle stanze dopo ogni seduta e se possibile mantenere le finestre aperte anche durante l’incontro.

La sala d’attesa diviene uno spazio da utilizzare poco, è perciò importante che il cliente sia puntuale in modo da ridurre o evitare di stazionare in spazi comuni.

Dispositivi di protezione

Il paziente ed il terapeuta devono entrambi indossare la mascherina. Pur essendo una barriera che impedisce una chiara visione delle espressioni facciali, quest’obbligo non è rinunciabile anche se si mantiene una distanza consona. Se possibile, si puà lasciare in sala d’attesa, magari accanto al prodotto per disinfettare le mani, un pacchetto di mascherine, nel caso il paziente ne fosse sprovvisto. I pazienti potrebbero chiedere di abbassarla durante la seduta, è il professionista che valuterà se è il caso di permetterlo e per quanto tempo.

Le mani vanno disinfettate da ogni cliente e dal terapeuta appena accede allo studio.

Deve essere mantenuta una distanza di sicurezza di almeno un metro, anche di più ove questo sia possibile, considerando l’ambiente chiuso.

Lo studio, infine, deve essere provvisto di cartelli che ricordano le regole imposte dal governo per poter lavorare in sicurezza.

La seduta

Lavorare mantenendo distanze e mascherine non è semplice per chi ha formalizzato il proprio modello di lavoro su altri parametri. Non solo la difficoltà di vedere le espressioni facciali ma il violare le regole, abbassandola o chiedendo di farlo può essere sia una difesa rispetto ai contenuti che si stanno manifestando, che un’espressione di insofferenza contro il dispositivo imposto.

La paura e l’ansia sono situazioni molto presenti nelle fantasie delle persone, dovute alla situazione pandemica presente sul nostro territorio, così come il senso di solitudine. Emozioni che influenzano il clima della seduta, peggiorano il quadro psicopatologico presente se non causandolo addirittura. Non dimentichiamo che stiamo tutti vivendo un momento drammatico e traumatico,

Un discorso a parte va fatto per le sedute via piattaforma, qualunque programma di videoconferenza sia stata scelta. Il primo lockdown, infatti, ha sdoganato le video chiamate per l’incontro tra terapeuta e paziente, creando una prima esperienza di sedute via web. Oramai sono state sperimentati tutti i tipi di videoconferenza ed ogni professionista ne ha una d’elezione.

Questo tipo di incontro si è rivelato utile per alcuni pazienti mentre poco significativo per altri, il professionista valuta caso per caso (es. situazione specifica, distanza dallo studio, tipo di trattamento, ecc.). Resta comunque una risorsa su cui si può fare affidamento. Il paziente non viene abbandonato nei momenti di maggior difficoltà e fragilità.

Quando appare un positivo

Capita che un cliente scopra essere positivo dopo una seduta e nel tracciamento l’incontro con lo psicologo appare una situazione di possibile contagio. Per cui il professionista deve fare il tampone e in caso di positività avvisare i propri pazienti visti successivamente il caso in questione.

La positività di un paziente obbliga il professionista ad interrompere il suo lavoro finché non ha fatto il tampone per essere sicuro della sua salute anche se si sono utilizzate tutte le precauzioni quindi la possibilità di contagio è molto bassa. Nel caso di studi condivisi, se ognuno ha il suo spazio non ci sono problemi se si condivide la stanza di terapia questa verrà sanificata prima di riprendere il lavoro.

È bene avvisare il terapeuta se appaiono i sintomi del COVID 19 oppure se si è stati a contatto con un soggetto positvo.

Conclusioni

Oggi siamo tenuti a rispettare una serie di norme e limitazioni per far sì che il contagio non aumenti. Siamo noi gli eroi di questa storia che con i nostri comportamenti virtuosi impediamo che persone più fragili siano attaccate dal virus.

Anche solo facendo attenzione ad essere puntuali, mantenere la mascherina ed igienizzare le mani, dall’altra parte il professionista renderà il luogo sicuro affinchè nella stanza di terapia una persona possa rilassarsi e seguire il suo percorso.

L’attenzione che poniamo sulla nostra salute, impedisce, nei limiti del possibile, l’interruzione di un servizio, così da non porre le terapie in stand-by. Cercare di ridurre al minimo i rischi è indispensabile per il buon funzionamento del trattamento. Per questo è importante che le regole di protezione e sicurezza siano rispettate da tutti gli attori del processo terapeutico

La regola più importante è, e rimane, il rispetto sia da parte del terapeuta che del cliente.