In Italia ai tempi del COVID: la Scuola ed il suo Psicologo
La scuola apre le porte, su tutto il territorio nazionale, per acogliere la figura dello psicologo, legittimato a livello politico, per contrastare le problematiche traumatiche legate alla pandemia in atto. Nella mia esperienza, però, in una città metropolitana di media grandezza, lo psicologo nelle scuole esiste già da tempo. Non in tutti gli istituti, ma in molti. Le scuole, infatti, si sono dotate negli anni di questa importante figura professionale. Ogni istituto per come il budget lo rende possibile: una mattina a settimana le più ricche, qualche ora in quelle con una disponibilità minore.
Lo psicologo si trova qui a lavorare su situazioni diverse, infatti si rivolgono a lui: gli insegnanti che hanno, ad esempio, difficoltà di gestione di una classe particolarmente “ribelle” oppure con uno o più alunni problematici, gli stessi ragazzi che trovano uno spazio in cui rifugiarsi di fronte alle difficoltà che incontrano, in cui affrontare i loro problemi, ecc.
Le scuole stesse sono diverse, in questo scritto voglio soffermandomi sugli istituti secondari superiori, dove abbiamo sia studenti molto motivati che altri meno impegnati. Ma dove la sofferenza adolescenziale si può manifestare in modo drammatico, in primis in quelle scuole di “confine” che accolgono allievi che vengono da zone disagiate, pluri-bocciati, figli di famiglie assenti, ragazzi affidati ai servizi sociali per le più disparate ragioni (da una separazione altamente conflittuale, a problemi di droga, ecc..) che nella scuola trovano l’unico spazio relativamente sano in cui stare.
Relativamente sano perché la scuola, malgrado presenti insegnanti che lavorano duramente in condizioni estreme, che ci provano con tutte le forze a trasmettere il sapere, che riescono ad isturare con gli studenti una relazione sana e stimolante. Contengono, purtroppo, anche docenti demotivati da una struttura burocratica e una cultura svalutante, oppure precari che oggi sono qui domani chissà, supplenti per un anno o per periodi anche più brevi che si susseguono all’interno della stessa materia, intervallati dalle apparizioni dell’insegnante di ruolo. Offrendo ai discenti una visione della conoscenza nel migliore dei casi lacunosa, inutile e poco stimolante. Professori distanti dai ragazzi con cui non riescono ad instaurare una relazione oppure dopo averla instaurata, positiva e “nutriente”, si trovano a doverla lasciare.
Considerando come indicatore di disagio anche se limitato ed imperfetto, la dispersione scolastica tra gli adolescenti che, non finendo la scuola, si ritrovano col solo titolo di studio di scuola media, scopriamo che è piuttosto alta. L’abbandono scolastico in Italia, infatti, stando ai dati forniti dall’indicatore europeo per la quantificazione del fenomeno (ELET: early leavers from education and training), nel 2018 è ancora pari al 14,5%. L’Italia si piazza al quart’ultimo posto della classifica europea, superando solo Romania (16,4%), Malta (17,5%) e Spagna (17,9%)1. Considerando che nel 2006 il tasso di dispersione scolastica italiana era pari al 20,8%, la situazione è migliorata notevolmente. Tuttavia non è ancora in linea con il traguardo europeo: l’obiettivo fissato da Europa 2020, prevede che il tasso di abbandono scolastico sia inferiore al 10%.
E lo psicologo?
Lo psicologo nella scuola diventa un punto di riferimento, il solo dire “c’è lo psicologo” rassicura. La scuola appare subito di idee moderne, progressista che tiene al bene degli studenti. A lui si rivolgono tutti, studenti, insegnanti, dirigenti. Ma è presente solo alcune ore.
Viene rilevato dagli attori della scuola l’importanza di questo servizio e difficilmente il professionista si trova a non avere nulla da fare. Ma c’è la lista d’attesa, non riesce a vedere tutti e rispondere al bisogno in modo puntuale. Magari nei licei e nelle scuole periferiche la situazione è più tranquilla, negli Istituti professionali e tecnici la situazione appare più caotica. Considerando sempre come indicatore di problematicità la dispersione scolastica notiamo che il tasso più contenuto si è registrato nei licei che hanno presentato mediamente una percentuale di abbandono complessivo dell’1,8%. Per gli istituti tecnici la percentuale è pari al 4,3% e per gli istituti professionali del 7,7%. La percentuale di abbandono più elevata è relativa a percorsi IeFP (realizzati in regime di sussidiarietà presso le scuole), con un abbandono complessivo del 9,9%2.
Se un istituto ha delle sedi coordinate, poi, è facile che lo sportello psicologico sia solo nella sede principale, le sedi decentrate, anche se molto distanti, devono fare riferimento a quello.
La situazione attuale di emergenza COVID ha visto un aumento del disagio psicologico a tutti i livelli. La scuola è un microcosmo che rilancia la sofferenza non solo dei giovani allievi che si sono trovati improvvisamente esclusi dalle interazioni sociali e amicali, con l’avvio a settembre di una scuola improntata sulle regole di distanza e con la spada di Damocle delle DAD, che oscilla sulle loro teste (la necessità dello scambio con il gruppo dei pari è ben documentata in letteratura e non mi ci soffermo). Ma anche delle famiglie: dai genitori, preoccupati sia per la salute che per l’impatto economico della malattia, dai nonni che sono stati indicati come le vittime più probabili. Il senso di solitudine che passa dai giovani, agli adulti, agli anziani è condito dall’ansia della situazione pandemica.
Quindi? A che punto siamo?
È scoraggiante notare come malgrado il bisogno percepito e gli evidenti riscontri positivi ancora sia difficile a livello istituzionale avere delle risposte che portino interventi efficaci e significativi.
Il 19 maggio nel decreto “Rilancio” (DL 19 maggio 2020, n. 34) era previsto uno psicologo scolastico che ha portato al 25 settembre un protocollo approvato dal CNOP e dal Ministero dell’Istruzione.
Gli obiettivi del Protocollo sono: il fornire supporto psicologico, su tutto il territorio nazionale, a personale scolastico, studenti e famiglie per rispondere ai traumi e ai disagi derivati dall’emergenza COVID-19 e l’avvio di un sistema di assistenza e supporto psicologico, a livello nazionale, per dare assistenza e prevenire l’insorgere di forme di disagio e/o malessere psico-fisico tra gli studenti delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.
Un obiettivo ambizioso, un accordo che potrebbe dare effettivamente sollievo a molte famiglie, molti ragazzi ne trarrebbero giovamento. Gli alcuni (molti) tra gli insegnanti, quelli con più anni sulle spalle, spaventati dai rischi di contagio, inizierebbero magari a rilassarsi un po’.
E qui però iniziano le dolenti note: per supportare le Istituzioni scolastiche nell’erogazione del servizio nel contesto emergenziale in atto, ciascuna scuola riceverà 4800 euro annui. Considerando che il compenso dello psicologo sarà di 40 euro lordi l’ora, la disponibilità dello psicologo nella scuola sarà di 120 ore, quindi più o meno 4 ore a settimana. Costringendo il professionista a lavorare in più scuole oppure ad avere uno studio privato ben avviato.
Art. 231, comma 1, del D.L. 34/2020:
1. Al fine di assicurare la ripresa dell’attività scolastica in condizioni di sicurezza e di garantire lo svolgimento dell’anno scolastico 2020/2021 in modo adeguato alla situazione epidemiologica,il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche di cui all’articolo 1, comma 601, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è incrementato di 331 milioni di euro per l’anno 2020 . 2. Le risorse di cui al comma 1 sono destinate alle seguenti finalità: a) acquisto di servizi professionali, di formazione e di assistenza tecnica per la sicurezza sui luoghi di lavoro, per la didattica a distanza e per l’assistenza medico-sanitaria e psicologica, di servizi di lavanderia, di rimozione e smaltimento di rifiuti; b) acquisto di dispositivi di protezione e di materiali per l’igiene individuale e degli ambienti, nonché di ogni altro materiale, anche di consumo, in relazione all’emergenza epidemiologica da COVID-19; c) interventi in favore della didattica degli studenti con disabilità, disturbi specifici di apprendimento ed altri bisogni educativi speciali; d) interventi utili a potenziare la didattica anche a distanza e a dotare le scuole e gli studenti degli strumenti necessari per la fruizione di modalità didattiche compatibili con la situazione emergenziale nonché a favorire l’inclusione scolastica e ad adottare misure che contrastino la dispersione; e) acquisto e utilizzo di strumenti editoriali e didattici innovativi; f) adattamento degli spazi interni ed esterni e delle loro dotazioni allo svolgimento dell’attività didattica in condizioni di sicurezza, inclusi interventi di piccola manutenzione, di pulizia straordinaria e sanificazione, nonché interventi di realizzazione, adeguamento e manutenzione dei laboratori didattici, delle palestre, di ambienti didattici innovativi, di sistemi di sorveglianza e dell’infrastruttura informatica.
In più la Direzione Generale per le Risorse Umane e Finanziarie ed i Contratti (ex DGRUF), in ottemperanza alle disposizioni di cui all’art. 1, comma 11, della L. 107/2015 e all’art. 5, comma 10, del D.I. 129/2018 fa sapere alle istituzioni scolastiche che:
“Assistenza psicologica: allo scopo di dare supporto psicologico alle Istituzioni scolastiche per rispondere a disagi e traumi derivanti dall’emergenza Covid-19 e per prevenire l’insorgere di forme di disagio o malessere psicofisico, è stata prevista un’assegnazione integrativa dei fondi già erogati alle Istituzioni scolastiche ai sensi dell’art. 231, comma 1, del D.L. 34/2020. A tale riguardo seguiranno ulteriori indicazioni e indirizzi da parte dell’Amministrazione centrale. Qualora le Istituzioni scolastiche abbiano già attivato servizi di supporto psicologico con risorse proprie, detti fondi potranno essere utilizzati per l’integrazione ed il potenziamento dei servizi medesimi oppure tale risorsa, assegnata con la presente circolare, per il periodo ottobre – dicembre 2020, potrà essere utilizzata per altri servizi di assistenza medico-specialistica.”
Altra risorsa, quella del medico nella scuola che il ministero suggerisce, se si ho già presente lo psicologo nella scuola, si legge infatti nella stessa nota:
Assistenza medica: nell’attuale contesto di emergenza sanitaria, si rivela di fondamentale importanza il ruolo del medico competente nelle Istituzioni scolastiche, sia, in generale, per quanto concerne la sorveglianza sanitaria di cui all’art. 41 del D.Lgs. 81/2008, sia ai fini di una massima tutela dei lavoratori fragili. Si ricorda, infatti, che nel caso in cui venga richiesta da parte dei lavoratori fragili la visita medica, le Istituzioni scolastiche dovranno attenersi alle indicazioni operative rinvenibili in materia (si vedano, in particolare, la nota ministeriale n. 1585/2020 e la circolare interministeriale del Ministero del Lavoro e del Ministero della Salute n. 13/2020), e nello specifico, il Dirigente scolastico dovrà attivare il medico competente o gli enti indicati nelle succitate circolari.
I dirigenti scolastici hanno da gestire situazioni urgenti e complesse visto che in diverse scuole l’organico non è completo, a Novembre, infatti, mancano insegnanti sia di materia che di sostegno. Con studenti che si recheranno a scuola uno o più giorni a settimana per fare lezione in laboratorio mentre per le altre le materie si collegheranno da casa. Coloro che usufruiscono del sostegno, poi, possono andare a scuola, lavorando su specifici progetti ideati ad hoc, perdendo il lavoro di inclusione ma anzi creando classi “speciali”.
I presidi quindi, devono coordinare l’attività a distanza, i laboratori, il sostegno in presenza e la mancanza di insegnanti. Con orari di lezioni che giocoliere spostati per lasciare spazio ai professionisti. Non solo, ci sono anche le nuove misure di sicurezza e sanificazione oltre che materiali da assegnare per proteggere alunni, insegnati e personale, protezioni necessarie per poter fare lezioni nella scuola. Con la DAD si è reso necessario infine, aumentare la strumentazione informatica ed elaborare nuove regole (giustificazioni, valutazione, ecc..).
Mi chiedo in tutto questo come realizzino il reclutamento dello psicologo. I dirigenti devo attivare lo sportello per permettere allo psicologo di fare una prima trance oraria entro dicembre, pena la perdita del contributo per gli altri periodi dell’anno. E poi come ne organizzeranno lo sportello? Gli studenti si recheranno in sede per poter usufruire del servizio o si collegheranno da casa utilizzando la piattaforma di video conferenza che la scuola utilizza per le lezioni on-line? E sopratutto basteranno le ore a disposizione per realizzare gli obiettivi che sono descritti nel protocollo?
Conclusioni
La scuola, a mio avviso, è più che mai consapevole dell’importanza dello psicologo al suo interno e laddove è già presente da diverso tempo si è costruito lo spazio per essere un riferimento e un supporto riconosciuto e cercato. Dove sia inserito per la prima volta magari verrà visto inizialmente in modo diffidente e gli obiettivi che si trova a dover realizzare sono ambiziosi. Ma sono certa che i colleghi che si troveranno nella scuola malgrado le difficoltà organizzative, dell’istituto stesso, riusciranno ad essere efficaci.
Questa è effettivamente un’ottima opportunità per la scuola ed è un segnale di cambiamento culturale e politico significativo. Una trasformazione che coinvolgendo le nuove generazioni probabilmente andrà a sedimentare poiché i ragazzi si troveranno ad avere più familiarità con la figura professionale, lasciando decadere alcuni degli stereotipi che ancora influenzano la richiesta d’aiuto.
La speranza è che lo sportello si mantenga anche nei prossimi anni, in cui l’emergenza pandemica sarà superata, con uno spazio più ampio e riconosciuto.
1 Istat: “Rapporto SDGs 2019. Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia”
2 Fonte: MIUR – DGCASIS – Ufficio Gestione Patrimonio Informativo e Statistica – ANS Graf.18 Abbandono complessivo per indirizzo – scuola secondaria di II grado